Concezione dello Stato assoluto di Hobbes
Il pensiero del filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) diverge da quello giusnaturalista su concetti come la condizione dell’uomo nello stato di natura, sulla natura del patto e sulle caratteristiche del potere politico. In alcune opere politiche come il Levitano (1651) e il De cive (1642) Thomas Hobbes concepì lo Stato assoluto come l’unico mezzo e garanzia di pace nella società e antitodo alla miseria e alla paura della morte. Lo stato di natura è una condizione di disordine sociale, in cui non c’è pace e serenità, ma una realtà violenta di odio e disprezzo derivante dal principio di sopravvivenza del più forte. Solo con la stipulazione del patto gli uomini escono dallo stato di natura delegando ogni potere al loro sovrano. La concezione dello Stato assoluto di Hobbes fonda la sua teoria sulla convinzione che solo la legge positiva che cosa sia giusto e cosa ingiusto. Hobbes ha quindi una visione generalmente laica dello Stato, della vita associata e dei valori stessi. Pur teorizzando un potere assolutistico Hobbes nega il carattere e l’origine divina dello Stato.
Di seguito trovate un estratto del De Cive (1642) sulla concezione dello Stato assoluto di Hobbes:
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