Biografia di Torquato Tasso

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Biografia di Torquato Tasso

Biografia di Torquato Tasso

Torquato Tasso nacque l’11 marzo 1544 a Sorrento. Il padre (di origini bergamasche), Bernardo, fu poeta e funzionario di corte di Ferrante di Sanseverino, principe di Salerno. Nel 1552 il viceré di Napoli esiliò Sanseverino e Bernardo gli rimase fedele seguendolo a Roma e portando con sé solo il figlio Torquato (la madre morì nel 1556 senza aver rivisto il figlio)

Il rapporto tra padre e figlio si fece così ancora più stretto, Tasso seguì infatti il padre tra le varie corti italiane (Urbino fino al 1559, poi a Venezia, a Padova 1561-1562, a Bologna 1562-1564, a Mantova e poi ancora a Ferrara).

Torquato Tasso fece una vita molto errabonda che tuttavia non mancava di istruzione e cultura. Il padre gli fece infatti frequentare lezioni di giurisprudenza, filosofia ed eloquenza all’università di Padova e infine letteratura a Bologna (inoltre lo introdusse tra i letterati delle varie corti).

Nel 1559 iniziò la stesura del poema epico Gierusalemme, mentre nel 1562 pubblica a Venezia il romanzo cavalleresco Rinaldo (stampato a Venezia nel 1562).

Nel 1565 entrò al servizio del cardinale Luigi d’Este a Ferrara (nel 1569 morì il padre) e incominciò a frequentare la corte di Alfonso II che lo assunse, nel 1572, come cortigiano stipendiato.

Nel 1573 andò in scena la favola pastorale Aminta, che riscosse un grande successo. Nel 1575 terminò il poema epico Goffredo, che difese attentamente dalla critica e al tempo stesso decise di sottoporlo a teologi e letterati poiché ne verificassero la conformità ai dogmi cattolici e alle regole aristoteliche.

Dal 1575 al 1577 ebbe una serie di comportamenti incoerenti e contraddittori: innanzitutto si autodenunciò al tribunale dell’Inquisizione e venne assolto, inoltre un giorno, credendosi spiato aggredì un servo e venne quindi imprigionato dal duca Alfonso, prima nel castello di Ferrara, poi nel convento di San Francesco, per essere curato dal suo umor melanconico, considerato all’epoca l’anticamera della pazzia.

Nel 1577 fuggì da Ferrara e si recò dalla sorella Cornelia a Sorrento, poi raggiunse Mantova, Urbino e Torino. Nel 1579 rientrò a Ferrara durante le nozze del duca Alfonso con Margherita Gonzaga, ma diede in escandescenza e venne rinchiuso nell’ospedale di Sant’Anna come “furioso”.

Tra il 1580 e il 1586 scrive i Dialoghi, opere in difesa del Goffredo e nel 1581 viene pubblicata a Ferrara la Gerusalemme Liberata.

Nel 1586 venne liberato da duca di Gonzaga che lo accolse a Mantova, dove Tasso terminò la tragedia Re Torrismondo.

Tra il 1586 e il 1591 è vittima di una forte insicurezza e inquietudine. Lasciò Mantova per andare a Macerata e poi a Roma. A Napoli nel 1588 fu ospite dei monaci olivetani dove compose il poemetto Monte Oliveto. Tornò poi a Roma dove compose il Rogo amoroso. Nel 1591, dopo essersi recato a Firenze e a Roma fece ritorno a Mantova dove pubblicò la prima parte delle Rime.

Tra il 1592 e il 1595 visse tra Napoli, dove scrisse Le sette giornate del mondo creato e stampò i Discorsi del poema eroico, e Roma, dove pubblicò, nel 1593, la Gerusalemme conquistata.

Tasso morì il 25 aprile del 1595 a Roma.

 

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