Riassunto economia preparazione esame scuola classica

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Riassunto economia preparazione esame scuola classica

Adam Smith (1776)

1. Inquadramento storico-economico: il sistema mercantile ed il sistema capitalista

Sistema mercantile (fino a oltre la metà del 1700) Sistema capitalistico (dagli ultimi decenni del 1700 in poi)
Le trattazioni in materia economica non sono sistematiche e risultano in prevalenza inglobate in più ampie tematiche a carattere filosofico, morale e sociale. Le trattazioni in materia economica risultano sistematiche e orientate allo studio del sistema capitalistico. L’economia politica diventa una scienza autonoma.
 Il momento determinante dell’economia è quello distributivo. La produzione è finalizzata prevalentemente dal consumo Il momento determinante dell’economia è quello produttivo. La produzione è finalizzata a creare le condizioni per l’accumulazione del capitale. Attraverso tale processo si perviene a nuova (e maggiore) produzione, lungo un sentiero di sviluppo del sistema.
La figura centrale è quella del mercante. Il libero produttore (artigiano) è una figura di secondo piano, penalizzata dal sistema mercantile.
Il lavoratore salariato, infine, è una figura ancora poco diffusa.
La figura centrale è quella del capitalista che in questa prima fase coincide spesso con la figura dell’imprenditore (manifatturiero).

L’artigianato tende a declinare fortemente, e si afferma l’altra fondamentale figura del lavoratore (contadino e operaio).

I capitali immessi nell’attività produttiva sono modesti e prevalgono nettamente i capitali circolanti. I capitali immessi nell’attività produttiva sono in genere elevati e prevalgono i capitali fissi.

Fino al 1750 l’analisi economica è ancora frammentaria (non c’erano economisti) ma a partire dal 1770 abbiamo delle opere che prestano un’analisi più sistematica e profonda e segneranno in questo modo la storia del pensiero economico. Queste analisi descrivono e si ambientano nella realtà economica del capitalismo industriale.

1.1 L’economia classica

La scuola classica sarà di modella a tutto il pensiero economico.

Studia l’analisi del processo produttivo capitalistico

L’analisi è di tipo specialistico

Gli autori classici mettono al centro della loro analisi l’economia

L’economia diventa una scienza autonoma.

1.2 Il sistema di fabbrica

Con questa rivoluzione industriale nasce la fabbrica e il concetto di fabbrica. La nascita della fabbrica impone l’investimento di capitali fissi (macchinari, utensili) e di capitali circolanti (utilizzabili solo una volta). In proporzione i capitali fissi sono più importanti dei capitali circolanti e questo conferisce al capitalista un ruolo di protagonista dell’economia.

L’attività manifatturiera non veniva più svolta a domicilio dai contadini ma si svolgeva in appositi edifici costruiti nelle città in cui i capitalisti mettevano in opera complessi macchinari. Al sistema del lavoro a domicilio subentrò il sistema di fabbrica.

1.3 I presupposti della rivoluzione industriale

La rivoluzione industriale ha modificato in modo profondo il sistema economico-produttivo e di conseguenza anche i rapporti sociali.

Con la rivoluzione industriale nasceranno anche i movimenti sindacali.

La rivoluzione industriale è avvenuta a partire da cambiamenti successi nei secoli precedenti che hanno preparato il terreno.

  1. Espansione dei traffici commerciali → aumento degli scambi
  2. Nuova etica basata sul risparmio e sul lavoro
  3. Il liberalismo economico → dottrina economica che prevede il non intervento dello stato nell’economia
  4. Le scoperte e invenzioni che modificano il processo dell’industrializzazione
  5. Leggi di recinzione → le terre appartenevano alla collettività ma le leggi privatizzavano le terre e obbligavano i contadini a comperarle. I contadini che non si possono permettere le terre lasciano le campagne e vanno nelle città a lavorare nelle fabbriche.

I contadini sono quindi poveri e la loro unica ricchezza sono i propri figli. Nelle città lavorano per la borghesia per molte ore al giorno in cambio di una remunerazione molto bassa.

I presupposti della scuola classica

  1. Analisi di classe

La società si divide in lavoratori (che percepiscono il salario), imprenditori capitalisti (che percepiscono il profitto) e proprietari terrieri (che percepiscono la rendita)

  1. Salario fissato alla sussistenza

Il salario dei lavoratori deve essere fissato alla sussistenza (livello minimo necessario sia per mantenere in vita il lavoratore e la sua famiglia sia per permettere la riproduzione della classe lavoratrice)

  1. Il capitale come anticipazione

Il capitale è un’anticipazione fatta dall’imprenditore ai lavoratori, grazie al quale il capitalista controlla e dispone del lavoro. (salari, mezzi di produzione)

  1. La determinazione del sovrappiù

Il sovrappiù nasce dal lavoro dell’uomo, è il volume di merci che eccede la quantità necessaria al sostentamento dei lavoratori.

Q = produzione complessiva

W = capitale anticipato dall’imprenditore ai lavoratori come monte salari

S = sovrappiù = Q – W

Tutto il sovrappiù viene distribuito fra i profitti e rendite

  1. Analisi dinamica

Il sistema economico si espande solo se aumenta il sovrappiù Non è un sistema chiuso

  1. La teoria del valore-lavoro

Il valore di una merce è dato dalla quantità di lavoro incorporato in essa → non esiste più una classe sterile

  1. La legge di Say

In base alla legge di Say, l’offerta crea la propria domanda

60 profitti → acquistare merce

100 beni prodotti                                                   100 domanda → D = O

40 salari → acquistare merce

Il pensiero economico di A.Smith

Adam Smith era un filosofo ed economista scozzese. È considerato il fondatore della scienza economica e il padre spirituale della scuola classica che dominerà il pensiero economico fino al 1850.

4.1 La concezione della natura umana secondo A.Smith

Durante il Rinascimento, con l’affermazione degli stati nazionali, si era diffusa l’idea che era necessario per il sovrano controllare l’intera organizzazione sociale, quindi anche l’attività economica (mercantilismo).

Stati nazionali → il sovrano controlla l’intera attività economica

Secondo la filosofia statalista, dal libero sfogo degli istinti umani, non possono derivare che caos e distruzione coercizione = uso della forza, strumento di conservazione sociale

All’epoca di Adam Smith questa filosofia non è più adatta. Infatti la rivoluzione industriale provoca un aumento del commercio e la nascita della fabbrica che portano alla libertà, al movimento e alla

Si afferma una nuova concezione di Smith secondo la quale la liberà del singolo è un passaggio obbligato per l’armonia sociale.

4.1.2 Egoismo e benevolenza (A.Smith)

La teoria dei sentimenti morali → Non siamo sempre degli egoisti, il nostro egoismo non ci lascia indifferenti agli altri. L’uomo è anche capace di altruismo.

La ricchezza delle nazioni → Non ci possiamo fidare solo della benevolenza degli altri. L’egoismo non si basa sulla benevolenza Nessuno all’infuori del mendicante sceglie di dipendere dalla benevolenza dei suoi concittadini.

4.1.3 Visione degli istinti umani → L’uomo è naturalmente un egoista (ogni uomo è portato a raggiungere il suo torna conto personale. → Ogni uomo entra in relazione con altri egoisti.

→ I rapporti anti-egoisti che si instaurano tra gli individui determinano l’assetto sociale (la struttura stessa della società) → La società tende all’armonia visto che ogni egoista trova il suo comportamento nell’egoismo di ciascun altro soggetto  e dalla fusione degli egoismi individuali nasce l’armonia sociale (venditore – consumatore)

→ La condizione necessaria è non ostacolare il singolo. Nessun controllo da parte dello stato, che deve solo occuparsi  di compiti che non possono essere gestiti dai singoli (esercito, legislazione, sistema fiscale,…)

Adam Smith è stato il primo a dare una solida giustificazione alla libertà economica.
Senza libertà non si ottiene la ricchezza e la prosperità sociale, ma si ottiene solamente povertà e infelicità.

Come avviene che i singoli interessi particolari conducono ad un comune interesse collettivo?

→ Gli uomini sono tutti uguali, tutti si incontrano alla pari nell’arena del mercato

→ Singoli lasciati liberi di operare → benefica concorrenza

→ Stato deve vigilare e impedire posizioni di privilegio

4.1.4 Mano invisibile (A. Smith)

La mano invisibile è la guida spirituale porterà giustizia sociale,quindi bisogna lasciarsi guidare.

Il reddito annuale di ogni società è esattamente uguale al valore di scambio di tutto il prodotto annuale della sua industria, o meglio si identifica esattamente con quel valore di scambio.
Ogni individuo contribuisce quindi necessariamente quanto può a massimizzare il reddito annuale della società. Perseguendo il proprio interesse, egli spesso promuove quello della società in modo più efficace di quanto intenda realmente promuoverlo. Chi dice di volere fare il bene della comunità (economisti) non è vero perché lo fa solo per sé stesso. Sono i mercanti che fanno il bene della società. Se un prodotto viene venduto sul mercato a un prezzo basso, questo provoca sul mercato un aumento della domanda ma l’offerta è insufficiente. I venditori vedendo questa situazione ne approfittano e aumentano il prezzo a causa della concorrenza tra i consumatori. Questi venditori alzeranno il prezzo fino al punto dove la domanda sarà uguale all’offerta e c’è quindi un prezzo di equilibrio.

Concorrenza pura e perfetta

  1. Sul mercato agisce un numero elevato di imprese, ciascuna di queste vende un bene perfettamente uguale a quello di tutto le altre (bene omogeneo). Per cui il nostro consumatore è indifferente al produttore.
  2. Nessuna barriera d’entrata. Vuole dire che in questo mercato possono entrare tutti i produttori che vogliono
  3. C’è una perfetta trasparenza del mercato, quindi i consumatori sono perfettamente a conoscenza di tutti i prodotti che si sono su mercato
  4. Unicità del prezzo. Quindi le imprese non possono (con la propria decisione individuale) influenzare il prezzo. Il prezzo è unico.

I singoli dunque devono essere lasciati liberi di operare di instaurare una benefica concorrenza (pura e perfetta) e lo stato deve vigilare in modo che non si costituiscono posizioni di privilegio.

4.2 Il lavoro produttivo e improduttivo in Smith

Adam Smith è contro la visione mercantilista ma anche contro la scuola fisiocratica su un punto particolare. Contesta alla fisiocrazia l’idea secondo la quale il prodotto netto si formerebbe solo in agricoltura. Infatti, secondo Smith, il sovrappiù o il prodotto netto deriva dall’applicazione del lavoro alla produzione materiale. Dunque, questo prodotto netto può formarsi in qualsiasi settore produttivo e non soltanto nel settore primario. Solo le forniture di servizi sono improduttive perché non danno luogo a una produzione materiale. Da una parte supera quindi la fisiocrazia ma dall’altra parte la sua analisi non è completa e rimane legato a questa scuola fisiocratica.

4.3 La teoria del valore secondo Smith

A partire dalla rivoluzione industriale, l’uomo non produce più tutti i beni che prima produceva. Dunque, aumentano gli scambi e la circolazione del denaro e quindi si inserisce la concezione del prezzo.

1° importante distinzione valore d’uso → misura l’attitudine di ogni bene a soddisfare i bisogni del singolo (soggettivo) valore di scambio → valore di un bene quando è offerto e domandato sul mercato (oggettivo) → Più un bene ha valore più può procurare benessere.

Siccome il valore d’uso e il valore di scambio non si equivalgono, Adam Smith si concentra sul valore di scambio. Il valore di un bene l costituito dal lavoro incorporato in esso.

2° importante distinzione

valore-lavoro contenuto → dipende dalla quantità di lavoro incorporata in un bene

valore-lavoro comandato → valore di un bene quando si presenta sul mercato ed è pronto ad essere scambiato

Il valore-lavoro contenuto non è necessariamente uguale al valore-lavoro comandato

Nello scambio il valore dipende dalla domanda e non dalla quantità di lavoro incorporato nel bene (lavoro contenuto)

Ipotizziamo che per produrre un paio di scarpe impiego 10 ore e anche per la lavorazione di un abito impiego 10 ore. Il valore-lavoro contenuto è diverso dal valore-lavoro comandato. Servono 8 paia di scarpe per comperare 10 abiti.

Il valore-lavoro comandato non coincide perché non è dovuto alle ore che sono necessarie per produrre un bene, ma è dovuto alla domanda.

4.3.1 La convergenza fra valore-lavoro contenuto e valore-lavoro comandato

Siamo in una situazione dove lo scambio non avviene tra 2 beni equivalenti.

Il valore-lavoro comandato non coincide con il valore-lavoro contenuto.

  1. Se facciamo uno scambio 1 contro 1, significa che il vaso è stato prodotto con 4 ore (valore-lavoro contenuto) ma viene scambiato con un abito che è stato prodotto con 3 ore. Dunque, questo primo scambio è favorevole ai produttori di abiti.
  2. Grazie al gioco spontaneo della concorrenza, ci sarà coincidenza tra valore-lavoro contenuto e valore di scambio.
  3. In questa situazione l’abito si vende contro il vaso a un prezzo superiore al suo valore. Questo spingerà i produttori di vasi a cambiare attività e grazie a questo cambiamento avverrà un assestamento delle rispettive produzioni dei 2 beni che riporterà i prezzi al loro livello naturale.
  4. Il prezzo dei vasi salirà perché diminuisce la quantità prodotta. Il prezzo degli abiti invece diminuisce (perché aumenta la quantità degli abiti prodotti) fino a riportare il valore di scambio in equilibrio. Cioè uguale alla quantità di lavoro occorso a produrre ogni bene scambiato. ɷ valore di un bene nel momento in cui si produce → dipende dalla quantità di lavoro incorporato

ɷ valore del bene con cui si scambia → dipende dalla domanda e dall’offerta che c’è sul mercato del bene, e di tutti gli altri beni con il quale si     scambia.

4.3.2 Il lavoro e il valore delle merci

Secondo Smith il valore delle cose è dato dal “lavoro comandato”. Il valore di scambio di un bene è quindi dato dalla quantità si lavoro che quel bene gli consente di acquistare. Inoltre, ogni uomo è ricco o povero nella misura in cui è in grado di concedersi i mezzi di sussistenza e di comodo e i piaceri della vita. Uno quindi è ricco o povero secondo la quantità di lavoro di cui può disporre o che è in grado di acquistare. Il lavoro è quindi la misura reale del valore di scambio di tutte le merci. Il prezzo reale di ogni cosa è la fatica e l’incomodo di ottenerla.

4.4 Le contraddizioni della teoria smithiana del valore.

Smith limita la validità della sua teoria del valore-lavoro all’economia pre-capitalista. Questo è perché il sistema capitalistico è diverso.

Il sistema capitalistico è fatto da due momenti distinti:

  1. Un momento produttivo (quando il lavoro rappresenta l’unico metro di misura del valore-lavoro 2. Un momento distributivo (compenso che ricevono coloro che hanno lavorato)
    Questo compenso si ripartisce nelle 3 categorie: salario, rendita e profitto.

4.4.1 La ricchezza delle nazioni

Poiché il prezzo o il valore di scambio di una data merce costituisce l’una o l’altra o tutte le 3 parti, così il reddito di tutte le merci che compongono l’intero prodotto, deve costituire le stesse 3 parti ed essere distribuito tra i diversi abitanti del paese. Come lo può fare il singolo dunque, si può fare anche globalmente ɷ reddito del lavoro = salario

ɷ reddito dal capitale = profitto (deriva direttamente) o interesse (deriva da un prestito) ɷ reddito dalla terra = rendita

Pre-capitalista

ɷ Il lavoratore è interamente proprietario del capitale
|Prezzo di mercato (valore-lavoro comandato) |, perciò ottiene tutto il sovrappiù,                                                           è il compenso al lavoro contenuto. ɷ valore –> lavoro contenuto nelle merci → scambio → prezzo di mercato → lavoro – contenuto
Capitalista

ɷ Lavoratore, capitalista e proprietario terriero, |prezzo di mercato (valore-lavoro contenuto) | ottengono una parte del sovrappiù.                                                      è il compenso al lavoro (salario) al capitale (profitto) e alla terra (rendita).
ɷ valore → lavoro contenuto nella merce → scambio → prezzo di mercato → salario, rendite, profitto

In conclusione, per Smith, non può esserci coincidenza tra lavoro comandato e lavoro contenuto, in quanto il valore di ogni bene prodotto deriva dal costo di produzione, cioè da quanto è occorso per pagare coloro che hanno partecipato alla produzione di un bene.
ɷ Adam Smith allora elabora due teorie:

  1. La teoria pre-capitalista è basata sul lavoro, per cui il valore deriva dal lavoro
  2. Nel capitalismo la teoria è basata sul costo di produzione, per cui il valore deriva dal costo di produzione.

4.5 La divisione del lavoro e la produttività

 

Secondo Smith, gli uomini nascono tutti uguali. Quello che lui differenzia è la divisione del lavoro, che porta di conseguenza alla diversificazione delle mansioni, dei compiti. In base alle proprie capacità, alle attitudini, si vede la diversificazione che porterà a un compito specifico, ossia alla specificazione. In conclusione, la divisione del lavoro permette di aumentare la produttività e di conseguenza aumentano anche lo sviluppo, il benessere, ma anche le innovazioni tecnologiche. La produttività del lavoro è un rapporto fra la quantità del bene prodotto in una unità di tempo e la quantità di lavoro necessaria a un’unità lavorativa (ore-lavoro o giornate lavorative).

Es. Se in una giornata lavorativa di 8 ore, 3 operai producono 240 maglioni.

La produttività di lavoro al giorno di ogni operaio → 240/3 = 80

La produttività di lavoro all’ora di ogni operaio → 80/8 = 10

4.5.1 La divisione del lavoro (A.Smith)

 

Smith afferma che la causa principale del grande aumento della produttività delle nazioni (il loro sviluppo) è la divisione del lavoro, ossia la specializzazione.

La divisione del lavoro infatti aumenta la produttività del lavoro e l’efficienza dei macchinari. Quindi, quanto più le produzioni sono specializzare, tanto più evoluto è il mercato, che permette di scambiare prodotti particolari. (esempio della fabbrica di spilli) Questo grande incremento della quantità è dovuto a tre differenti circostanze.

  1. all’aumento della destrezza di ogni singolo operaio
  2. al risparmio del tempo che comunemente viene perso passando da una specie di lavoro all’altro
  3. all’invenzione di un gran numero di macchine che facilitano e abbreviano il lavoro mettendo in grado un uomo di fare il lavoro di molti

Divisione del lavoro                                                                                              +divisione lavoro


Elevata produttività → Acquisizione del surplus


Innovazione tecnologica                                                                                        Ulteriore innovazione tecnologica

David Ricardo (1772-1823)

1. Il profitto come categoria sociale

Contrariamente ad Adam Smith, Riccardo non si interessa né dell’economia feudale, né del mercantilismo, perché queste erano delle realtà già superate. La Rivoluzione Industriale, è già affermata e ha già dato vita al sistema industriale del capitalismo caratterizzato dal lavoro salariato e dal profitto.

2. L’economia politica secondo Ricardo

Ricardo si distingue da Adam Smith e attribuisce alla scienza economica degli obiettivi diversi da quelli dei teorici precedenti. Infatti secondo Smith, l’economia è la scienza che studia il modo di aumentare la ricchezza. Secondo Ricardo invece l’economia deve studiare il momento distributivo tra i soggetti economici. Ricardo analizza in particolare il concetto di profitto perché lo vede come la chiave che ci permette di capire l’accumulazione del capitale. Dal profitto quindi deriva il risparmio del capitalista. La rendita la considera invece nemica dello sviluppo, inutile.

2.1 Il livello naturale dei salari

Secondo Ricardo, il meccanismo della popolazione, tende a mantenere i salari ancorati al livello della sussistenza, chiamato livello naturale.  Ammettiamo un aumento dei salari → Se i salari aumentano, migliorano le condizioni di vita dei lavoratori e aumenta la natalità, e diminuisce la

mortalità. Se cresce la popolazione, aumenta l’offerta di lavoro (da parte dei lavoratori). Visto che c’è molta concorrenza, il salario diminuisce fino alla sussistenza e si ritorna al livello naturale.

→ Se i salari diminuiscono sotto la sussistenza, peggiorano le condizioni di vita, quindi si abbassa la natalità e si abbassa l’offerta di lavoro.

Quindi i salari aumentano fino alla sussistenza e si ritorna al livello naturale.

Quindi automaticamente il mercato riporta a una situazione di equilibrio.
Grazie al gioco della concorrenza, il salario ritorna alla sussistenza.

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3. Le osservazioni di Ricardo in tema di profitto

Ricardo indica una definizione di saggio (tasso) di profitto.

Il saggio di profitto è il rapporto fra l’entità del profitto (che si ottiene dal processo produttivo) π e l’entità dei capitali immessi nel processo produttivo.

Il profitto non è obbligatoriamente legato al lavoro del capitalista. Per esempio: l’azionista, più fornisce capitale, più riceve profitti.

Più il capitale (K) è capace di generare ricchezza, più il compenso che spetta al capitalista sarà elevato.

Tra il saggio di profitto generale e il saggio di profitto agricolo esiste un forte legame. Il saggio di profitto agricolo dipende dalla fertilità della terra. La fertilità della terra influenza due aspetti: → i costi di sussistenza → facilità nel pagamento del salario → rendita dei proprietari terrieri → concorrenza tra i capitalisti.

3.1 La ripartizione del prodotto netto

Una volta pagati i salari e reintegrato il capitale consumato, la parte rimanente del prodotto lordo costituisce il prodotto netto → S = Q – W

Le terre hanno un diverso grado di fertilità, perciò ci sono terre più produttive di altre. Quindi a parità di capitale investito, il prodotto lordo ottenuto su    ogni terra sarà diverso.

4. La teoria ricardiana della rendita fondiaria

La rendita è stata sempre considerata il compenso per la terra posseduta a titolo di monopolio dai proprietari fondiari. L’affitto, il prezzo, è il guadagno che si ottiene per aver ceduto il diritto di sfruttare una terra privata. Questo compenso viene chiamato rendita assoluta ed è diverso da profitto. Il profitto è legato all’uso di un bene riproducibile.

Rendita → monopolio dei proprietari terrieri → bene non riproducibile → rendita assoluta/rendita differenziale

Profitto → proprietà dei mezzi di produzione –> bene riproducibile
Terra → limitata nella quantità

→ perpetua nella durata

→ Immutabile nella sua estensione

→ intrasferibile nello spazio

La fertilità dipende → dalla vicinanza a un mercato di sbocco

→ dalla posizione geografica

→ dalle condizioni climatiche (predisposizione naturale)

Le terre più produttive sono quelle con dei rendimenti superiori rispetto alle altre terre a parità di costi (lavoro, materie prime, capitale)

Ogni terreno ha una rendita assoluta. Quando il terreno ha migliori condizioni può pretendere una rendita differenziale dovuto al fatto che la terra è migliore

5. Il rapporto conflittuale tra la rendita e il profitto agricolo

Secondo Ricardo, il saggio di profitto globale dell’economia, è condizionato dal saggio di profitto che si forma in agricoltura. A sua volta, questo saggio di profitto è condizionato dalla rendita differenziale. Il settore primario è dominato dalla figura del capitalista agricolo → deve organizzare la produzione

→ deve anticipare i capitali necessari

→ deve pagare l’affitto o la rendita assoluta

5.1 Prima domanda

Cosa succede se vi è un’importante crescita demografica e i terreni agricoli migliori sono già stati messi tutti a coltura?

Se c’è crescita demografica, bisogna aumentare la produzione agricola, e se tutte le terre buone sono state coltivate, dobbiamo andare a coltivare le terre escluse. A questo punto ci sarà per i proprietari terrieri un compenso aggiuntivo (sotto forma di affitto). Non sarà più quindi una rendita assoluta ma una rendita differenziale.

↑ Demografia ↑ Domanda dei prodotti agricoli ↑  produzione ↑ prezzi dei prodotti agricoli ↑ profitto ↑ compenso aggiuntivo ↑  affitto ↑

5.2 Seconda domanda

Perché questo compenso differenziale non va e non può andare nelle tasche dei capitalisti agricoli?

Ricardo risponde utilizzando la causa della concorrenza che ci sarà tra i produttori agricoli. Se il compenso differenziale va ai proprietari terrieri, tutti i capitalisti otterranno lo stesso profitto e quindi ci sarà un’unità del saggio di profitto agricolo. Questa concorrenza porterà a una diminuzione del saggio di profitto agricolo fino a quando si livellerà al saggio del profitto economico. L’arrivo di capitalisti porta a una concorrenza che porterà a una diminuzione del saggio di profitto finché alla lunga lo stesso saggio del profitto agricolo generale. (unicità del saggio di profitto agricolo).

5.3 Terza domanda

Come mai l’aumento della demografia fa aumentare la domanda e di conseguenza fa aumentare i prezzi dei prodotti?

Visto che tutti comprano prodotti agricoli, c’è un aumento del salario di sussistenza. Ma il salario è un costo per i capitalisti (devono pagare i salariati) per cui il loro profitto si abbassa. Alla lunga il saggio di profitto agricolo si livella al saggio di profitto dell’economia.

(Sia gli imprenditori agricoli che quelli industriali subiranno delle perdite, poiché quelli agricoli oltre all’aumento dell’affitto hanno da pagare di più i salariati, e gli imprenditori industriali dovranno aumentare il salario).

6. L’effetto della diminuzione del profitto agricolo sui livelli salariali

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7. Il sistema frenato di Ricardo

Per poter fare andare avanti il sistema, bisogna accumulare la ricchezza e spenderla. Ricardo è contrario ai dazi doganali.

8. Teoria ricardiana del valore

Il valore non dipende dall’utilità ma dipende dalla scarsità e dal lavoro (quantità di ore lavoro).

Smith → valore-lavoro contenuto = valore-lavoro comandato → economia precapitalista → salario                    valore-lavoro contenuto < valore-lavoro comandato → economia capitalista → salario, profitto, rendita

Ricardo → valore-lavoro contenuto ≠ prezzo del lavoro

valore di scambio                              ⌊→  lavoro vivo

valore-lavoro comandato                   ⌊→  quantità di lavoro remunerata per produrre un bene (salario)

9. David Ricardo: la teoria dei costi comparati

Alla base della scelta fra la produzione e l’importazione sta la differenza nei costi di produzione (che si riflette poi nei prezzi=

Nel caso dei costi di produzione uguali non si ha il commercio internazionale

Nel caso dei costi assoluti diversi con costi comparati uguali non c’è convenienza allo scambio internazionale, perché ogni bene importato costa al paese sfavorito come se fosse prodotto all’interno. Lo scambio di prodotti fra diversi paesi risulta conveniente solo quando esiste una differenza nei consti comparati di produzione, indipendentemente dal livello dei costi assoluti (= teoria dei costi comparati)

David Ricardo – La Vita ɷ David Ricardo è diventato ricco grazie alla sua lucidità e prontezza nel cogliere le tendenze del mercato finanziario. Infatti subito prima della battaglia di Waterloo acquistò a basso prezzo titoli del debito pubblico. Dopo la battaglia vinta le quotazioni de titoli salirono e Ricardo guadagnò vendendo.

ɷ Il valore dei titoli inglesi dopo la battaglia di Waterloo salirono perché c’era molta domanda.

ɷ ↑ capitale ↑ produzione ↑ PIL ↑ crescita (in un’economia capitalistica la produzione aumenta utilizzando meno persone) ɷ Il protezionismo è favorire le esportazioni e sfavorire le importazioni. Ricardo si discosta dal mercantilismo

ɷ I titoli di debito pubblico sono le obbligazioni dello stato con tassi d’interesse alti (rendimento più basso ma più sicuro. Per le opere pubbliche) ɷ Ricardo con le sue opere si scagliò contro le banche e i proprietari terrieri

ɷ L’agricoltura aumentando la produzione (grazie alle innovazioni tecnologiche che abbassano i prezzi dei prodotti e fanno così che i contadini si spostano     dalle campagne alla città) contribuisce allo sviluppo della rivoluzione industriale. ɷ Le politiche liberali potevano favorire lo sviluppo . ɷ Ricardo era un pensatore pragmatico, quindi molto pratico, non era un filosofo con discorsi astratti. ɷ Per Malthus la crescita economica trova un freno nella demografia perché è superiore alla produzione e i potenziali lavoratori sono in eccesso.     La demografia se non è quindi frenata può rompere il sistema capitalistico.

ɷ Malthus difende i proprietari terrieri perché hanno un ruolo attivo nell’economia. ɷ Il freno allo sviluppo del capitalismo individuato da Ricardo è la terra, perché è sempre fertile allo stesso modo.

Karl Marx (1818-1883)

1. La concezione della storia e dell’economia

Karl Marx rappresenta il simbolo della critica anti-capitalistica. Sarebbe però un errore pensare che Marx sviluppa una concezione politica, infatti sviluppa anche una concezione storica-filosofica. Questo lo porterà a a un impegno politico militante per la costruzione di una società comunistica.     1.1 La concezione materialistica-dialettica della storia

Marx svolge un’indagine molto profonda su 2 piani:

Lo sviluppo della civiltà umana e delle relazioni sociali che avvengono in questo sviluppo.

Dunque mette in evidenza →  l’evoluzione del modo di produzione capitalistico dal punto di vista storico. →   le contraddizioni del modo di produzione capitalistico.

1.1.1 La lotta per la contesa del potere

Per Marx ogni struttura sociale è il risultato di una lotta fra le classi sociali diverse. Questa lotta è determinata dalle condizioni materiali del genere umano. La classe che vince ottiene il potere economico ma modella anche la società (adatta la società ai suoi stessi interessi). Appena una classe fa emergere la sua visione, entra in conflitto con una classe che attualmente ha il potere. Attraverso questo eterno conflitto tra classi, le diverse società si susseguono nel corso della storia. Il comunismo si basa su questa visione della storia perché secondo Marx se si eliminano le classi si eliminano anche i conflitti. (Comunismo = società senza classi) Ogni struttura sociale è il risultato di una lotta fra le classi sociali determinata dalle condizioni materiali del genere umano. La visione del processo storico intesa come successione del contrasto degli opposti è chiamata da Marx dialettica.

2. I rapporti economici fra le classi

Marx svolgerà contemporaneamente un’analisi storica ed economica del modo di produzione capitalistico. In particolare analizza i rapporti economici tra le classi cioè il modo in cui il prodotto sociale viene a realizzarsi e a distribuirsi. Secondo lui l’economia deve studiare 2 tipi di conflitti: → Uomo – natura.

→ Uomo – uomo.

Il conflitto sociale più importante nasce proprio tra il momento della produzione e quello della distribuzione.

Definizione di economia politica secondo Marx → “Studio del modo in cui ogni fase storica si esprime e si distribuisce la ricchezza, tenuto conto dell’organizzazione sociale esistente e dei rapporti di forza che vi si instaurano.”

Definizione di economia politica secondo Smith“Accrescimento del prodotto sociale al fine di rendere ricca e fiorente la nazione”

Definizione di economia politica secondo Ricardo“Ricchezza distribuita fra tutte le classi sociali, in termini di profitto, rendite e salari”

    2.1 Il rapporto di lavoro del regime capitalistico

Solo in epoca capitalistica il lavoratore ha una posizione di libero (parte contraente). Il lavoratore accetta di mettere a disposizione le sue capacità e dall’altra parte il datore deve impegnarsi a retribuire la prestazione. Il capitalismo è un sistema costruito interamente sull’acquisizione (da parte dei proprietari) dei mezzi di produzione (capitalisti) e di lavoro non pagato.

2.2 L’alienazione

Per alienazione Marx intende il distacco che l’alienato si trova a vivere nei riguardi del proprio lavoro e nelle condizioni in cui tale lavoro si realizza. Infatti il lavoratore salariato vende una parte della sua giornata lavorativa per ottenere una produzione. Ma quello che il lavoratore produce non gli appartiene ed è a lui alieno, sganciato da se. Dunque il lavoratore non sente come una cosa sua quello che produce.

2.3 Il capitale

Il capitale della teoria marxiana non è inteso come lo intendiamo noi. Secondo Marx il capitale deriva dal rapporto di produzione. È un rapporto sociale che deriva dall’appropriazione dei mezzi di produzione e da parte di una classe sociale.

2.4 Il denaro e la sua funzione nell’economia capitalistica

Secondo Marx, nel sistema capitalistico, il denaro si trasforma in merce, poi di nuovo in denaro e genera l’accumulazione capitalistica. Marx effettua un confronto fra il sistema mercantile e l’economia capitalistica:

→ Nell’economia mercantile, la merce prodotta dal singolo si converte in denaro al momento della vendita, e si riconverte in merce nel successivo atto di scambio (M-D-M) Tutto quello che precede il sistema capitalistico, si basa su questa teoria. Il denaro è → un mezzo di scambio

→ evita difficoltà nel baratto → rapporti di scambio

→ valore

→ trasporto

→ conservazione

→ oggetto acquisito diverso da quello venduto

→ Nell’economia capitalistica il prodotto che acquisto non è lo stesso che vendo. Secondo Marx il denaro si trasforma prima in merce e poi di nuovo in denaro, e quest’ultimo non è nient’altro che capitale per la produzione che a sua volta mi permette di creare ulteriore capitale. (D-M-D*) La merce è solo un mezzo di scambio per realizzare denaro che si trasforma in capitale nel momento in cui viene investito, in un altro processo produttivo.

D*= È maggiore di D* (se no non si può accumulare capitale)

D* deve avere qualcosa di diverso rispetto al primo D. Se vogliamo che il processo produttivo cresca, (cioè che ci sia un accumulazione di capitale nel tempo (surplus). D*>D

3. La teoria marxiana dello sfruttamento del lavoro salariale

La teoria del valore di Marx è la stessa della teoria del valore di Ricardo. Nel sistema capitalistico il lavoro è l’unico elemento che misura il valore di ogni bene. Anche secondo Marx, Smith, ha torto a limitare il valore lavoro (valore contenuto < valore comandato). La teoria del valore-lavoro di Ricardo dice che ogni bene è frutto del lavoro umano. Il valore-lavoro contenuto sarà uguale al valore-lavoro comandato, mentre il prezzo del lavoro (salario) sarà inferiore al valore-lavoro contenuto. I capitalisti hanno diritto al profitto e i proprietari fondiari alla rendita perché → la produzione è il frutto del lavoro umano

→ I capitalisti e i proprietari fondiari non contribuiscono direttamente con il proprio lavoro al processo produttivo.

Effettivamente il profitto e la rendita non remunerano il lavoro concretamente svolto. Il profitto deriva dal capitale e non dal lavoro svolto dal capitalista. E la rendita non deriva dal monopolio della terra ma dalla fertilità della terra.Questi compensi non possono essere nient’altro che sottrazioni (una parte di lavoro che non viene pagata al lavoratore ma che resta nelle tasche dei capitalisti e dei proprietari fondiari). Questo rappresenta un punto di rottura tra Marx e la scuola classica. La ripartizione dei compensi è l’effetto di uno sfruttamento storico. Quello della classe lavoratrice subordinata al capitale ed espropriata dei mezzi di produzione.

4. Il lavoro e la forza lavoro

Per spiegare come avviene lo sfruttamento, Marx fa una distinzione tra il lavoro e la forza lavoro.

Forza lavoro → attitudine al lavoro → capacità e disponibilità fisica e psicologica da parte di ogni individuo Lavoro → uso effettivo della capacità lavorativa

→ uso effettivo della forza-lavoro

Esempio:  1. Capitalista proprietario di una giornata lavorativa.

  1. Consumo di un operaio di una giornata = 1£
  2. Capitalista paga il salario di 1£ → scambio di equivalenti
  3. Dal momento che il capitalista diventa proprietario della capacità lavorativa per un giorno, cercherà di impiegarla nel modo più adatto per ottenere il massimo rendimento → valore prodotto > forza lavoro
  4. Il lavoratore viene pagato esattamente per l’uso delle sue capacità (forza lavoro) ma non viene pagato esattamente per quanto le sue capacità riescono a produrre concretamente.
  5. Scambio di non equivalenti → Lavoratore lavora 100

→ Valore del bene è 100

→ Lavoratore è pagato 40 → salario di sussistenza

Conclusione: Nel momento dell’acquisto della forza lavoro che viene pagata con il salario di sussistenza, c’è uno scambio di equivalenti. Dopo l’acquisto della forza lavoro, il lavoratore, produce una quantità superiore di valore-lavoro rispetto a quanto viene pagato.

5. La definizione del plusvalore

La giornata lavorativa che l’operaio mette contrattualmente a disposizione del capitalista contro pagamento di un salario, comprende 2 parti.

  1. Il numero di ore che servono per ricostruire i mezzi di sussistenza che sono contenuti nel salario anticipato dal capitalista
  2. il lavoro non pagato → trattenuto dal capitalista (plusvalore) plus lavoro → plusvalore → valore aggiuntivo
  3. Il plusvalore assoluto è rappresentato dalla giornata lavorativa e cresce in proporzione a essa. → misura l’entità dello sfruttamento capitalistico
  4. Il plusvalore relativo deriva dall’aumento del rendimento della forza lavoro. Cioè dall’aumento della produttività della forza lavoro. → misura l’intensità dello sfruttamento

6. La relazione fra il plusvalore e il profitto capitalistico

La teoria marxiana riposa su un certo numero di postulati.

  1. Tutto il valore deriva dal lavoro. Attraverso la forza lavoro.
  2. Il lavoro è la misura del valore, cioè si esprime in ore-lavoro.

Secondo Marx il valore è composto da questi elementi:

Capitale variabile = V

Capitale costante = C

Plusvalore = sfruttamento = S Valore della merce = C+V+S

C= Valore dei mezzi di produzione che sono stati utilizzati e incorporati nel prodotto. (macchinari e materie prime) V= Valore della forza lavoro, e il compenso della forza lavoro (salario) S = plusvalore prodotto dai lavoratori

!   senza il capitale variabile non si può più produrre plus valore.

Il plusvalore prodotto dal plus lavoro viene incassato dai capitalisti.

Il capitalista non acquista il lavoratore ma la sua forza lavoro. Alla quale corrisponde il salario di sussistenza.

Q= composizione organica

C= capitale costante                                Composizione organica alta → C>V

V= capitale variabile                                 Composizione organica bassa → C<V S= plusvalore

Sp= Saggio di profitto

= Rapporto tra il plus valore e il totale delle anticipazioni

Sv= Saggio del plusvalore

= Rapporto tra il plusvalore e i salari pagati

Il sistema capitalistico è un sistema dinamico, cioè un sistema di produzione allargata, non di produzione semplice. Perché i capitalisti utilizzano il plus valore per fare crescere il capitale costante. Questa crescita continua del capitale è inevitabile per via della concorrenza tra i capitalisti. Per vendere meglio un prodotto bisogna → aumentare la produttività del lavoro → Q/V → C ↑ → continuare a investire (macchinari,…)

→ aumentare la produttività dei lavoratori → specializzazione del lavoro

→ economia di scala (comperare grandi quantità di materia prima per ottenere sconti, delocalizzazione,…) Per contrastare la caduta del saggio di profitto, si può aumentare lo sfruttamento (S) e diminuire il salario (V). in altre parole il saggio del plusvalore (S/V) deve aumentare, significa aumentare il livello di sfruttamento e diminuire i salari

Come giustifica l’imprenditore il salario?

Visto che aumenta la divisione del lavoro e aumentano i nuovi macchinari, il lavoro diventa sempre più facile e dunque accessibile a tutti i lavoratori e dunque tranquillamente può diminuire fino al salario di sussistenza. Conseguenza di tutto ciò, è che la concorrenza tra i lavoratori aumenta, perché la formazione diventa inutile e si eliminano i posti di lavoro. Aumenta così la disoccupazione.

Più c’è concorrenza tra gli operai più il salario sarà basso. (loro sono disposti a lavorare in tutti i casi)

Più il salario è basso, più il salario del plusvalore aumenta perché il lavoratori accettano questo salario ma lavoreranno di più per compensare la diminuzione del salario. A scapito di che cerca lavoro.

Il sistema capitalistico quindi gira su se stesso. I salari diminuiscono, la disoccupazione aumenta e sotto l’effetto della concorrenza i capitalisti aumentano il capitale e obbligano sempre più gli individui alla sua legge. In questo modo il sistema capitalistico conduce alla povertà la classe operaia.

Ci sono 2 vittime:

Da una parte il lavoratori e dall’altra parte i capitalisti, obbligati ad aumentare C e vedere il loro saggio di profitto diminuire.

7. La crisi del capitalismo secondo Marx

Secondo Marx, la caduta tendenziale del saggio di profitto, non può essere arrestata. Anche se si abbassasse V, per aumentare il saggio del plus valore, il profitto continua a diminuire.

Perché?

Per via dell’accumulazione del capitale.

C automaticamente, aumenta più velocemente di quanto diminuisce V. Infatti, i capitalisti, sostituiscono la forza lavoro con macchinari. Cioè sostituiscono V con C. Questo fa si che la composizione organica (C/V) tende ad aumentare e questo provoca la diminuzione del saggio di profitto- Quando il profitto del capitalista cade al disotto di un certo livello, il capitalista diminuisce i suoi investimenti per risparmiare il consumo. I capitalisti conservano S (plusvalore) sotto forma di liquidità senza utilizzarlo. Risultato, il nostro sistema economico si ritroverà in una situazione di crisi, legata a un eccesso di liquidità e sottoconsumo. E si arriverà a un disequilibrio del sistema che porterà a O>D.

Il sistema oscillerà da una crisi di disequilibrio all’altra. Con crisi sempre più forti che porteranno alla dissoluzione del sistema capitalistico. Dunque per Marx, una delle principali cause della fine del sistema capitalistico, è contenuta proprio all’interno di questo stesso sistema. Sono cioè le  sue specifiche condizioni produttive, che portano il sistema alla crisi finale. Un altro motivo della crisi della fine del capitalismo , è quello che lui chiama l’impoverimento della fine del proletariato. Marx pensa che gli individui diventino più poveri nel corso dello sviluppo capitalistico. Ma pensa che la ricchezza prodotta dal sistema vada in proporzione minore al proletariato ed è maggiore alle altre classi. Questo, con il tempo. Porta a un crescente divario fra le condizioni del proletariato e quelle della classe capitalista.

Definizione di dialettica

La dottrina di Marx si chiama materialismo storico ed è una nuova concezione della storia.

Secondo Marx la storia sarebbe stata ima continua lotta fra la classi antagoniste. Quindi l’unica soluzione era il comunismo. (eliminazione delle classi, quindi della dipendenza e dello sfruttamento). La dialettica marxiana è quindi quando il modo di produzione e la classe vincente sulle altre mantengono gli elementi progressivi creati dall’avversario sconfitto.

La nascita del capitalismo e del rapporto capitalistico ɷ Marx afferma che denaro, merce, e i mezzi di produzione e di sussistenza non sono capitale, perché per divenire tali devono essere trasformati in     capitale. Per dimostrare che avviene una trasformazione lo concretizziamo con un contratto. ɷ Quest’insieme, viene considerato capitale a due condizioni → 1. C’è un contratto di lavoro tra i proprietari (del denaro e i mezzi di produzione e di sussistenza) e l’operaio.

  1. C’è la separazione fra i lavoratori e la proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro.

ɷ Secondo Marx sono i proprietari che sono in grado di condizionare la realizzazione del lavoro perché sono loro che possiedono il capitale e hanno le anticipazioni,quindi hanno maggior potere.

ɷ Gli operai sono liberi quando →  1. È libero dalla servitù e dalla coercizione corporativa

  1. Non ha mezzi di produzione
  2. Non è legato alla gleba e non è servo di un’altra persona.

ɷ Nel processo di accumulazione del capitale è fondamentale l’espropriazione dei produttori rurali e dei contadini e la loro espulsione dalle terre.
ɷ Nel momento della genesi del capitalismo, lo stato è uno stato gendarme, che ha pochissime funzioni: Deve regolare il salario per prolungare la giornata     lavorativa e per mantenere l’operaio stesso a un grado normale di dipendenza. Nelle successive fasi di evoluzione però cambia il suo ruolo perché si formano dei sindacati.

 

Prima parte riassunto 

 

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