La pittura rupestre nella Preistoria

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La pittura rupestre nella Preistoria

La pittura rupestre nella PreistoriaL’uomo ha lasciato testimonianze artistiche di grande interesse soprattutto in Età Paleolitica.

Le pitture rupestri che ci hanno lasciato gli uomini del paleolitico mostrano chiaramente il loro grande spirito d’osservazione. Evidentemente erano capaci di rappresentare la realtà che li circondava e ciò che li contraddistingueva.

Le pitture e le incisioni, tracciati generalmente sulle pareti delle grotte o su dei sassi rappresentavano scene quotidiane. La caccia ai cervi o ai mammut, o più in generale ad altri animali come cavalli e bisonti erano i principali soggetti. Più di rado ci sono pervenute impronte umane o segni geometrici, forse con sfondo religioso.

Una caratteristica evidente di questi dipinti è il realismo con cui sono stati realizzati. Le figure erano sempre rappresentate di profilo e avevano dimensioni piuttosto grosse.

Il fatto di dipingere animali o scene di caccia ha permesso di produrre diverse ipotesi da parte degli studiosi, secondo alcuni possedevano un significato propiziatorio, per altri erano legate a riti oppure testimoniavano eventi già avvenuti.

Le testimonianze dell’Età Neolitica mostrano chiaramente delle figure più stilizzate, che esprimono evidentemente una cultura più avanzata. L’uomo del Neolitico era sedentario, aveva imparato, con il tempo, ad allevare gli animali e a coltivare la terra. Questo avanzamento produsse una netta distinzione anche nell’arte rupestre: dipingere non era più un rito propiziatorio, diventò invece un modo per comunicare.

La pittura rupestre nella Preistoria e più in particolare nel Neolitico era quindi più schematica e accanto agli animali venivano rappresentati gli uomini con i loro attrezzi e le loro abitazioni.

Attualmente il più ricco patrimonio di pittura rupestre lo troviamo in Valcamonica, dove sono conservate circa 300000 incisioni rupestri. Tali opere sono state realizzate dai Camuni nell’arco di 8000 anni.

In Francia, a Lascaux, sono state scoperte per caso, da due ragazzi delle pitture rupestri di 18-15000 anni fa, dunque nel periodo in cui l’uomo era ancora nomade.

Le grotte fungevano infatti da rifugio e come luogo di riunione per l’attuazione di cerimonie e rituali.

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