La concezione economica di Karl Marx

La concezione economica di Karl Marx

In questo articolo tratteremo diversi aspetti che caratterizzano la concezione economica di Karl Marx. Innanzitutto Marx divide la società in due grandi gruppi o classi sociali: la classe dei lavoratori salariati (percepiscono il salario) e quella dei capitalisti (ricevono il profitto).

La concezione storica e economica di Karl Marx:

Marx adotta la concezione materialistico- dialettica e ritiene che ogni struttura sociale è il risultato di una lotta tra le classi sociali, con precisi rapporti che caratterizzano le stesse classi sociali, determinato dalle condizioni materiali del genere umano. In ogni caso le condizioni della vita materiali influiscono su quelle della vita sociale. L’unica soluzione è il comunismo, una costruzione sociale e economica tale da permettere il superamento della divisione della società in classi e l’eliminazione delle forme di sfruttamento del lavoratore.

Le caratteristiche specifiche del modo di produzione capitalistico:

L’idea di contratto e la libertà personale portano allo sviluppo della concorrenza e dello sfruttamento ma anche della materializzazione del lavoro (il lavoro diventa merce). La classe lavoratrice ritiene infatti come leggi ovvie, naturali le esigenze di un determinato modo di produzione. La borghesia al suo sorgere ha sfruttato lo stato per prolungare la giornata lavorativa e mantenere l’operaio a un grado di dipendenza; se vogliamo lo sfruttamento che esisteva nel medioevo è stato trasformato in sfruttamento capitalistico, tuttavia è bene precisare che il lavoratore non è più schiavo bensì uomo libero.

L’alienazione è la separazione delle condizione oggettive della produzione (le macchine, gli strumenti di produzione e le materie prime), di proprietà dei capitalisti e di quelle soggettive, ovvero la forza-lavoro che appartiene ai lavoratori salariati (alienazione deriva quindi dal fatto che il lavoratore è escluso dai mezzi di produzione).

Il capitale secondo Marx è una determinata quantità di denaro che  in grado di crescere e diventare maggiore alla fine della produzione, in altre parole è il valore che possiede il determinato elemento di aggiungersi un plusvalore alla fine della produzione.

Il denaro risulta invece essere una merce di scambio. Marx distingue due tipi di capitale: il capitale variabile e il capitale costante. Il capitale variabile sono le anticipazioni salariali effettuate dai capitalisti per i lavoratori e permette di acquistare forza lavoro, mentre il capitale costante è costituito dalle macchine e dalle materie prime e trasferisce il proprio valore in quello delle merci.

La forza lavoro, cioè la capacità lavorativa rappresenta l’unica merce che i lavoratori possiedono e possono scambiare sul mercato. La forza lavoro una volta inserita nel processo di produzione diventa lavoro (valore d’uso della forza lavoro) e permette di produrre merci con un plusvalore che diventa profitto per i capitalisti.

La concezione economica di Karl Marx distingue inoltre due tipi di scambi: lo scambio tra di equivalenti e lo scambio di non equivalenti.

Nello scambio di equivalenti il capitalista quando compra forza lavoro ne paga il prezzo in termini salariali.

Nello scambio di non equivalenti appena la vendita di forza lavoro è avvenuta produce lavoro in quantità superiore al lavoro racchiuso nei beni costituenti il salario.

Plusvalore assoluto e plusvalore relativo:

Il plusvalore assoluto è rappresentato dal periodo della giornata lavorativa e cresce in modo proporzionale ad essa.

Il secondo invece aumenta quando cresce la produttività della forza lavoro.

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