Le arti figurative egizie

Le arti figurative egizie 

Le arti figurative egizieCome già spiegato nel precedente articolo l’arte egizia era l’espressione diretta del faraone.

L’artista era quindi subordinato alle direttive del faraone e non poteva in nessun modo esprimere la sua libera creatività. Seguiva dunque delle regole fisse di presentazione dell’opera tramandate tra le dinastie di faraoni.

La figura umana era rappresentata sempre di profilo e le sue proporzioni variavano in base all’altezza del grado sociale.

La sculture avevano un carattere celebrativo ed ebbero un grande sviluppo grazie alla grande presenza di materiali quali granito, calcare e alabastro. Molto frequentemente le opere scultoree venivano dipinte con colori vivaci ma con colori limitati (verde, blu, giallo, rosso, ocra, bianco e nero) oppure con oro e argento per le opere importanti.

L’impostazione della figura era immutata, sempre simmetrica e frontale con le braccia stese lungo i fianchi e i pugni chiusi. Le superfici erano quasi sempre levigate e le forme piuttosto squadrate. Di fianco alle opere di carattere regale o ufficiale sono state rinvenute anche delle piccole statue o sculture di piccole dimensioni, realizzate in legno o in terracotta (materiali semplici) che raffiguravano membri del popolo intenti nelle loro attività manovali. Tali persone dovevano garantire al faraone la continuità della vita nell’ al di là.

Le rappresentazioni dei faraoni avevano dei caratteri distintivi con un certo valore simbolico:

Il copricapo, chiamato nemes, era fatto di lino e rappresentava la sua natura divina.

La barba era generalmente un ornamento aggiunto come simbolo di nobiltà.

La cintura era incisa in una parte centrale dove si trovava il nome del faraone.

Il cobra sulla parte anteriore del copricapo del faraone era simbolo di sacralità e segno di regalità. Simboleggiava inoltre la protezione e la potenza poiché incuteva timore ai sudditi.

La pittura come la scultura (quindi quasi tutte le arti figurative egizie) presentava delle norme precise e codificate.

La grandezza delle figure era fornita dalla ripetizione di un modulo che aveva per unità fondamentale di misura la grandezza di un pugno chiuso. Il corpo del soggetto era rappresentato da più punti di vista. Le pitture murali ornavano le pareti di templi o tombe regali e di solito narravano eventi , raccontavano miti o storie di importanti rituali. La narrazione si sviluppava in orizzontale lungo fasce contrapposte con figure ripetute ed era spesso accompagnata da scritte che ne spiegavano la storia, i geroglifici.

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