La scuola medica di Alessandria

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La scuola medica di Alessandria

In questo breve articolo  “La scuola medica di Alessandria” vediamo le principali caratteristiche della scuola medica di Alessandria, quali i suoi fondatori e i successivi movimenti.

La scuola medica di Alessandria nasce nell’omonimo territorio ed è stata diretta da due grandi nomi, Erofilo ed Erasistrato, ai quali condizioni molto favorevoli avevano permesso di liberarsi dell’influenza ippocratica, in particolare della terapia degli umori e di progredire in campi fino ad allora inesplorati tra i quali troviamo l’anatomia e la fisiologia.
Nella medicina di Alessandria si riconsidera il sapere medico, viene posta al centro dell’attenzione la comprensione dello stato di salute, lo stato naturale, normale dei corpi.
La dinastia dei Tolomei portò ai greci un ambiente ideale per condurre le proprie ricerche, vengono infatti fondate le biblioteche e i musei, inoltre è grazie al contributo dei re tolemaici che l’esportazione dell’esperienza del Liceo aristotelico in ambiente alessandrino acquisisce finalmente anche un riconoscimento statale.
Queste istituzioni rappresentavano un luogo di incontro per scienziati e ricercatori di ogni disciplina e di ogni provenienza nonché un luogo di raccolta di tutto il patrimonio librario fino ad allora prodotto dalla cultura greca. Ad Alessandria la cultura greca si fonde con quella egiziana. L’Egitto era una terra in cui da secoli si usavano pratiche funerarie che comportavano la dissezione dell’uomo come preparazione alla mummificazione. La tecnica dell’esame sul cadavere fu intesa non semplicemente come dissezione, ma, anche (come nel rinascimento), momento fondamentale dell’attività del medico.
Si inizia così a sviluppare un interesse scientifico della conoscenza del corpo umano e delle funzioni dei vari organi. Nel III secolo a.C. si diffusero contemporaneamente due scuole:
-scuola dogmatica: secondo cui occorre ricercare le cause invisibili, anatomiche delle malattie e di curarle invece che concentrarsi sui sintomi. Essa rappresenta la continuazione della scuola Ippocratica. I dogmatici sostengono l’esistenza di cause oscure delle malattie che sfuggono ai sensi ma che il medico deve arrivare a conoscere tramite il suo intelletto.
-scuola empirica: gli empirici tentano di curare direttamente la malattia senza interessarsi alle cause. È più importante conoscere ciò che guarisce la malattia e non ciò che la provoca.
La scuola empirica fu fondata ad Alessandria tra il 270 e il 220 a.C. da autori come Filino di Kos, allievo di Erofilo e Serapione di Alessandria.
Secondo la medicina empirica l’anatomia non era utile alla pratica terapeutica e clinica della medicina.
Gli Empirici contestarono l’utilità delle conoscenze anatomiche poiché sostenevano che gli organi studiati sui cadaveri sono diversi da quelli dei viventi, ed anche se la sperimentazione viene fatta su un essere vivente, il dolore e le perdite di sangue determinano uno stato di anormalità. C’è l’abbandono dell’anatomia e il ritorno ai testi Ippocratici nei quali era depositato un bagaglio di esperienza clinica che tornava ad essere imprescindibile per la medicina. In opposizione ai dogmatici, la scuola degli Empirici escluse qualsiasi considerazione filosofica, considerandosi così una scuola essenzialmente pratica. Per conoscere le cause vere e segrete delle malattie bisognava quindi trascurare le teorie e basarsi su ciò che stato chiamato il “tripede”e composto da:
– Osservazione personale, diretta
– Osservazione altrui, di cui si abbia conoscenza
– Principio di analogia: il confronto delle osservazioni cliniche
Tra i principali empiristi di spicco troviamo:
• Eraclide di Taranto che scrisse trattati sulla dialettica, sul polso e sui cosmetici. I suoi rimedi preferiti erano la cannella e l’oppio, da usare con prudenza.
• All’epoca degli empirici non mancano i chirurghi: furono realizzati enormi progressi nel trattamento delle fratture e lussazioni, nell’uso delle fasciature e si sviluppò la chirurgia del calcolo e della cataratta. Un importante chirurgo fu Megete di Sidone che si occupò di curare le fistole con medicamenti, con un intervento e con un’ansa di filo che serviva a tagliare la carne in modo che la cicatrizzazione avvenisse in profondità. Verso sera consigliava di introdurre spugne essiccate che assottigliavano la cute rendendola più tesa.
• Tra gli empirici troviamo farmacologi e tossicologi, va citato a tal proposito, Mitridate Eupatore. Sperimentò su sé stesso i veleni e lo fece anche sui suoi parenti causando così la morte della madre e della moglie. Fu infatti l’inventore dell’antidoto chiamato “Midridation”, composto da 54 elementi.
Fondamentale nei suoi studi è la ricerca dell’immunizzazione per ingestione di dosi tossiche crescenti. Riuscì ad ottenere questo risultato su di sé tanto che, quando fu vinto da Pompeo Magno durante un combattimento notturno sull’Eufrate, cercò di avvelenarsi, ma l’antidoto ormai non aveva più successo su di lui e dovette farsi uccidere da un soldato con la spada.
• Nicandro di Colofone Tratta delle intossicazioni da morsicature di animali velenosi, dell’uso delle sanguisughe e dell’intossicazione dovuta a piante velenose.
• Cleopatra, regina d’Egitto, fu considerata dagli antichi un vero medico.
Essa scrisse “Cosmeticon”: una raccolta di formule di cosmetici e di prodotti di bellezza. Cleopatra avrebbe scritto anche un trattato sulle malattie femminili in collaborazione con il sovrano di Efeso. La scuola empirica ebbe il merito di fare tabula rasa di tutte le teorie che ingombravano l’intera scienza medica, per tenere conto solo dell’osservazione come l’aveva concepita Ippocrate. Così senza preoccuparsi di ricercare le cause né di risalire all’origine delle malattie, gli empirici hanno fatto tuttavia un’opera altamente scientifica. Altri scienziati presenti ad Alessandria:
Prassagora: maestro di Erofilo, fu una figura complessa e contraddittoria, in cui si intrecciavano strettamente innovazione e tradizione. Sotto l’influenza di Aristotele e Diocle, egli introdusse il cardiocentrismo: il cuore era per lui il centro del pensiero e delle funzioni psichiche. A differenza di questi maestri, Prassagora per la prima volta distingueva le vene dalle arterie, non tanto su base anatomica, quanto dei fluidi contenuti: le vene contenevano sangue, le arterie soltanto pneuma. Inoltre, non accettava l’ipotesi aristotelica di un pneuma innato e lo riconnetteva all’aria esterna inspirata. Dai polmoni veniva addotta al cuore tramite l’arteria polmonare e ad opera del calore cardiaco (prodotto probabilmente dalla digestione dei cibi) l’aria veniva trasformata in fluido umido e vaporoso e immessa nelle arterie. La presenza del pneuma nelle arterie spiegava il fenomeno della pulsazione, ma lui gli attribuiva anche la spiegazione della dinamica del movimento volontario. Tuttavia, Prassagora non distingueva nervi e tendini e vedeva nella parte terminale stretta e dura delle arterie l’origine del sistema nervoso tendineo. Sul piano clinico restava del tutto fedele alla tradizione ippocratica. Egli la articolava in una complessa patologia umorale che comprendeva ben 10 umori principali, incluso il sangue e sosteneva che dagli squilibri dipendevano le malattie. La terapia consisteva nella dieta e nell’evacuazione degli umori sovrabbondanti che includeva il ricorso alla flebotomia e a farmaci.
Erofilo: C’è un profondo contrasto tra il rinnovamento anatomo-fisiologico e tenace tradizionalismo in ambito clinico. L’autore ritiene che il sapere medico debba basarsi sui fenomeni messi in luce dalla “dissezione anatomica” di cadaveri umani che consistevano nelle parti organiche e nei sistemi vascolari. Questi studi lo portarono a sostenere che il sistema nervoso fosse distinto dai tendini e dalle arterie e origina dal cervelletto e dal midollo spinale. Erofilo segna l’inizio della costruzione di un nuovo paradigma: i 3 grandi sistemi che l’anatomia metteva in luce- nervi, arterie e vene – dovevano assolvere funzioni diverse e questo comportava l’ipotesi che essi costituissero i vasi dei fluidi. I nervi furono chiamati “pori” e divisi in 2 classi: quelli responsabili del movimento volontario e i nervi sensori. Dedica i suoi studi all’apparato digerente, al fegato e descrive gli organi della riproduzione e dell’occhio. A differenza di Aristotele, Erofilo non pensava che il cuore pompasse pneuma nelle arterie, ma che queste lo attraessero per dilatazione. Per Erofilo arterie e pneuma sono responsabili dei movimenti involontari e delle pulsazioni. Questa teoria tornava a far derivare il pneuma organico dall’aria esterna (come sosteneva Prassagora) inalata grazie alla dilatazione di polmone e torace. La respirazione aveva il solo ruolo di rifornire l’organismo di pneuma. Uno studio importante fu quello sul polso. La pulsazione venne differenziata per età del pz, ma anche per il ritmo e frequenza. Erofilo ricorreva ad uno degli strumenti più avanzati della tecnologia ellenistica: l’orologio ad acqua, paragonabile all’odierno termometro, utile a misurare lo stato febbrile dei pazienti. Se con Erofilo abbiamo uno studio anatomico del corpo, dall’altro canto non si distanza dalla teoria umorale. Sostenne infatti che la causa delle malattie fosse negli squilibri degli umori. La terapia Erofilea era ippocratica: prevedeva la dieta, gli esercizi ginnici e si basava sull’impiego di farmaci di origine vegetale che Erofilo definì: “le mani degli dei”.
Erasistrato: contemporaneo di Erofilo, era un grande medico a cui va il merito d’aver riconosciuto, per primo, che le arterie sono anch’esse dei vasi, in contrapposizione a quanto affermato da Aristotele, secondo il quale le arterie non trasportavano sangue ma pneuma. Distinse i nervi motori da quelli sensitivi e diede molta importanza allo studio del polso e al concetto di temperatura del corpo. Per Erasistrato la medicina non è più un’arte unitaria, come era stata considerata dalla tradizione ippocratica, ma presenta 2 parti:
– Una dimensione Eziologica (anatomo-fisiologica): parte della medicina che si occupa della teoria delle cause ed è propriamente scientifica.
– Una dimensione Terapeutica (clinica): cui spetta uno statuto stocastico cioè privo del rigore della scienza. Di conseguenza per Erasistrato esistono due tipi di medici: i medici pratici e i medici teorici. Si è interessato a tutte le scienze mediche: anatomia, fisiologia, dietetica ed anche di quelle che con una nomenclatura moderna definiamo cardiologia, neurologia. Sostiene che la malattia sia dovuta ad un eccesso di materie in ingresso nell’organismo e soprattutto all’eccesso di sangue che ne risulta. Occorre dunque ridurre la quantità della materia attraverso diete moderate, lunghe passeggiate, una buona dose di vino, bagni freddi e di vapore, mentre il salasso deve essere utilizzato solo in casi molto gravi. È andato molto vicino alla scoperta del meccanismo della circolazione sanguigna a circuito chiuso, ma non vi riuscì poiché doveva liberarsi dall’idea che le arterie fossero piene di pneuma. Erofilo ed Erasistrato, liberati della terapia degli umori, e progrediti in campi come l’anatomia e la fisiologia dominarono la scuola medica di Alessandria. Sarà poi la conquista romana a porre fine alla medicina alessandrina.

La scuola medica di Alessandria e la setta metodica avevano rotto completamente con Ippocrate, perché non facevano più riferimento ai quattro elementi di Empedocle né alle quattro qualità: non parlavano della facoltà attrattiva, ritentiva, trasformatrice, espulsiva degli organi, inoltre non sostenevano più che la natura permette la guarigione dalla malattia, e avevano abbandonato la dottrina delle crisi.

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