La situazione politico-culturale del Duecento

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La situazione politico-culturale del Duecento

Il 1200-1300 è il periodo aureo della scolastica.
Sul piano politico-sociale è il periodo del consolidamento della civiltà comunale e del forte sviluppo dei ceti borghesi.
A livello di istituzioni ecclesiastiche è il periodo in cui sorgono i due ordini religiosi più prestigiosi: quello dei domenicani e quello dei francescani. A differenza dei precedenti ordini monastici (si vedano ad esempio l’Abbazia di Cluny, le Scuole di Chartres e di San Vittore) sparsi nelle campagne, i nuovi ordini scelgono le città come centro della loro attività.

Sul piano delle istituzioni scolastiche sorgono le prime università: dapprima quella di Bologna, interessata maggiormente al diritto che alla teologia ed indipendente dall’autorità religiosa; come seconda quella di Parigi, divenuta il più importante centro universitario di filosofia e teologia, presa a modello dalle università di Oxford, di Cambridge e dalle numerose altre che saranno erette un po’ dappertutto in Europa.
Sotto il profilo più propriamente culturale-filosofico l’avvenimento di maggior rilievo, grazie all’opera dei commentatori arabi Avicenna e soprattutto Averroè con i quali si era entrati in contatto, è costituito dalla presa di conoscenza del pensiero di Aristotele sia per quanto concerne la metafisica che la fisica, mentre dapprima si conosceva solo la logica, pensiero trasmesso dai filosofi arabi a quelli occidentali.

Busto di Aristotele

La novità di tali opere aristoteliche consiste nel fatto che esse offrono una spiegazione razionale del mondo ed una visione dell’uomo indipendente dalle verità cristiane: con la scoperta di Aristotele ci si accorge che la filosofia mira ad una propria autonomia rispetto alla teologia. La prima reazione della filosofia scolastica nei confronti dell’aristotelismo è infatti ostile, specie per la tesi aristotelica dell’eternità del mondo (Aristotele concepisce Dio come causa finale e non efficiente), contraria alla credenza nella creazione, nonché per quella dell’unità dell’intelletto, che pareva escludere l’immortalità dell’anima. Si riaccende pertanto il dibattito sul rapporto tra ragione e fede, tra filosofia e teologia. In ogni caso, le opere sconosciute di Aristotele e dei suoi commentatori arabi vengono tradotte in latino e l’aristotelismo trova spazi ed occasione per diffondersi.

Lo stesso aristotelismo si divide in due correnti:
1. la prima, rappresentata dai maestri laici dell’università di Parigi e dagli averroisti, distingue nettamente la filosofia e la scienza, nella loro autonomia, dalla teologia e sostiene che, essendo le due verità diverse ed inconciliabili, devono rimanere ognuna confinata nel proprio campo (dottrina della doppia verità: di ragione e di fede);
2. la seconda, rappresentata dai maestri domenicani quali Alberto Magno e soprattutto Tommaso d’Aquino, cerca di conciliare l’aristotelismo col cristianesimo, proponendo così al pensiero scolastico la sostituzione dell’orientamento platonico-agostiniano con quello aristotelico.

Nel prossimo articolo vedremo in dettaglio la filosofia islamico-araba

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