Significato e dimensioni della psicomotricità

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Significato e dimensioni della psicomotricità

In questo articolo vediamo in dettaglio il significato e le dimensioni della psicomotricità. Iniziamo con una breve definizione. Le condizioni handicappanti dei soggetti con disturbi sono costituiti da deficit sensoriali, fisici o mentali, quest’ultimi possono creare pregiudizi e frustrazioni. Tali disagi provocano disturbi comportamentali che limitano l’esperienza e l’interazione con l’ambiente esterno da parte del soggetto. Si ricorre quindi alla psicomotricità, che è una dimensione caratterizzata da diversi aspetti, alcuni tecnici, riferiti alle diverse tipologie di disturbi, altri prettamente teorici legati alla complessità della sua funzione e altri settoriali legati alle attività svolte nei primi anni di vita.
Emergono però due elementi di discussione: la necessità di pensare a strategie che prevengano il disadattamento, e la sua legittimazione come educazione dell’infanzia, ma è un intervento che non ha una continuità nel tempo e nello spazio nella crescita psicologica e quindi  lontano dal contesto di opportunità esperienziali .
Ecco gli interventi che vengono proposti:

L’intervento rieducativo: in base al grado di gravità di  disabilità si mettono in atto interventi diversi ma il problema dell’affettività riveste un ruolo fondamentale. Fino ad ora l’intervento rieducativo è stato considerato un compito esclusivo dell’insegnante di sostegno, invece è necessario istituzionalizzare  tale figura all’interno dei curricula formativi di ogni allievo per pensare a una scuola più moderna e seguire una pedagogia dell’emancipazione.

La figura del docente specializzato: oggi si presenta una figura di docente curricolare che possiede strumenti pedagogici e culturali  moderni  e competenze che si adattano alle esigenze della società postindustriale. Risulta necessario che abbia una preparazione pedagogica di tutte le aree disciplinari e che indirizzi i suoi interventi educativi seguendo i bisogni di tutti gli allievi e aiuti personalizzati per i vari disagi che si presentano. Questa figura assume nuovi paradigmi basati su conoscenze e competenze più profonde in termini di osservazione, valutazione, dinamici e programmatici con caratteristiche relazionali che permettano l’inserimento e l’integrazione di ogni soggetto disabile. Per il docente di classe i rapporti con l’educatore specializzato sono strettamente necessari.

La stessa integrazione dell’allievo disabile ha permesso solo di recente  che nella scuola fosse inserito un piano di lavoro individualizzato questo è stato permesso grazie anche allo strumento della diagnosi funzionale. L’insegnante specializzato dovrà essere in grado di valutare la tipologia e la gravità dei disturbi, l’entità numerica e l’ età del gruppo classe, i tempi di compresenza in rapporto alle ore di inserimento, il rapporto individuo-gruppo nella classe e che l’attività didattica sia svolta in un contesto che serva da strumento di modulazione, di confronto e di motivazione per evitare eventuali condizionamenti.

Nel dettaglio il modello di intervento consiste in  interventi atti ad analizzare il problema della psicomotricità attraverso la collaborazione tra professionisti diversi; seguendo un concetto dinamico e propositivo, poiché chi è affetto da un handicap mentale non riesce a mobilizzare gli strumenti cognitivi e quindi non può mostrare pienamente le sue competenze e i suoi saperi.

D’altra parte il docente professionista che lavora con bambini con handicap psicofisico deve avere le competenze per riconoscere quale e a quali livelli siano i prerequisiti, quale maturazione della personalità esista, la capacita di esecuzione, la capacità di movimenti volontari, la capacità di riprodurre o riproporre un modello precedentemente proposto; quindi quale livello di maturazione sia stato raggiunto grazie all’attività psicomotoria e quali risultati si possono raggiungere concretamente.

Parlando di psicomotricità risultano fondamentali i concetti di continuità e contestualità: per far fronte ai problemi legati alla psicomotricità è necessario fare riferimento ai concetti di continuità e contestualità. La continuità va intesa in due elementi fondamentali: orizzontale cioè didattica, come un insieme di strategie da mettere in atto attraverso la collaborazione dei docenti  per un progetto interdisciplinare e verticale ossia educativa,  come crescita evolutiva specifica della persona. Da questo si afferma la contestualità come espressione che caratterizza l’attività di studio, la produzione e la riflessione.

Psicomotricità e linguaggio: la dimensione del linguaggio è strettamente legato con lo sviluppo delle attività motorie. Il linguaggio è un sistema che interviene sul sistema motorio programmando i movimenti per stimolare l’azione e il pensiero, quindi  mettendo in atto funzioni fisiche si attivano anche funzioni psichiche sia riflessive che fantastiche, determinate dalla intensità  dei processi di crescita e maturazione complessiva. Attenzione però poiché a un’adeguata sollecitazione motoria non necessariamente corrisponde un buon sviluppo mentale, ma è la motricità che può stimolare un’evoluzione intellettuale importante. Il controllo, il coordinamento e la gestione in economia e proficuità che determinano la qualità della maturazione complessiva, inoltre l’ educazione psicomotoria è più incisiva se ha una connessione interattiva con le altre aree disciplinari e cognitive.

A causa delle trasformazioni  tecnologiche le condizioni di vita sono cambiate; considerando le esigenze dei cicli produttivi, la modernizzazione e la specializzazione hanno compresso gli spazi e i tempi, il piacere del lavoro, la possibilità di esprimere la propria creatività e inventività. L’interazione tra l’uomo e tecnologie ha provocato conseguenze importanti:  mentre nel passato le civiltà e le culture umane sono state locali, ora la tecnica universalista ha sormontato le barriere incidendo sulla vita dell’uomo cha ha avuto bisogno di millenni per consolidarsi. Le nostre relazioni quotidiane hanno a che fare sempre più con il mondo inanimato, e sempre meno con la natura, perdendo  il rispetto nei confronti della realtà, essa è meccanica, non può soffrire la naturale aggressività umana. D’altro canto il disagio e la tensione e le loro implicazioni etiche, psicologiche e culturali appaiono inevitabili. La sicurezza ha lasciato il posto all’insicurezza, nonostante la razionalizzazione, i rapporti scientifici, si sente il bisogno di un adattamento più consono, di nuovi orientamenti funzionali a un complesso equilibrio personale.

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